Le opere d’arte sono oggetti tridimensionali le cui componenti materiche concorrono a realizzare l’immagine. Indagarle attentamente “a tutto tondo” nelle varie fasi del restauro, consente di ottenere indicazioni utili per una maggiore conoscenza dell’opera e della sua storia conservativa.
Variando semplicemente la posizione della lampada o della fotocamera, è possibile ottenere da ciascuna ripresa informazioni diverse:
Con la luce diffusa si possono documentare con un graduale avvicinamento, l’ambiente di conservazione, l’opera nella sua totalità, fino ad addentrarsi quasi nella materia con le fotografie macro.
Con una luce radente vengono messe in risalto le ondulazioni di superficie, i sollevamenti di colore ed il ductus pittorico.
Con la luce incidente possono essere evidenziate stesure disomogenee o differenziate di vernice e ancora le discontinuità di superficie.
Con una trans illuminazione, ovvero ponendo la fonte luminosa a tergo, è più immediato leggere l’entità delle fessurazioni, gli spessori dell’impasto cromatico fino ad intuire a volte, tracce di disegni preparatori.
È possibile infine utilizzare altre lunghezze d’onda dello spettro oltre a quelle del visibile.
Così mentre con l’ultravioletto si indaga la superficie: vernici, colle e ritocchi, con l’infrarosso si possono ottenere informazioni dagli strati più profondi, per ottenere informazioni sulla natura dei colori che all’infrarosso rispondono diversamente o su eventuali ripensamenti o disegni preparatori.
Con i raggi X si ottiene una visione ancora più profonda nella quale è addirittura possibile arrivare ad individuare chiodi nei supporti lignei o addirittura perni all’interno di sculture.